Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il divenire della critica

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Dorfles, Gillo 50 occorrenze

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A questo primo periodo milanese, diviso tra la produzione di graffiti e sculture e quello di ceramiche «ornamentali», doveva seguire il periodo

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reincarnazione) dovuta ad un processo analogo a quello dei ready-made dell’antico dada (l’oggetto meccanico «trovato» e manipolato), ripiombano nel limbo

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vedere con quello delle antiche statue criselefantine o delle figure lignee senesi. Il colore di cui qui si tratta è quello delle vernici acriliche

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» nella stessa. Invero tanto gli oggetti cinetici «a mano» (come quello di Rickey), quanto quelli meccanici (come quello qui esposto di Calder) sembrano

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certo essere trascurato: quello della nuova, o almeno rinfocolata, impostazione semiologica della critica.

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Potrei ancora ricordare, accanto ai due ambienti basati su effetti stroboscopici di Boriani e del Gruppo Mid, un altro ambiente, come quello di De

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vivamente colorato, aveva costruito, piuttosto che un ambiente spaziale, quello che potremmo definire un «happening cristallizzato». In effetti, la sua

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Quest’ultimo genere poetico deve essere mantenuto distinto da quello della «poesia concreta», nella quale invece un particolare peso viene dato alla

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La prova di quanto affermo sembra evidente a chi osservi quello che si è venuto verificando negli ultimi dieci, vent’anni nei nostri paesi dell

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quello del comune design, con la differenza che l’oggetto d’uso industriale copre un’area meno frivola e edonistica di quello artistico «fatto in

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Non c’è dubbio, infatti, che voler ricondurre l’opera pittorica (e in genere grafico-plastica) a livello d’un segno verbale - o anche di quello

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monodimensionale (almeno nel senso oggi più spesso ribadito) - può costituire la miglior molla per una rivolta contro codesto sistema, tuttavia quello che

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Non è certo mia intenzione di affrontare qui un problema così complesso e oltretutto ancora in divenire come quello che si riferisce in generale ai

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Ecco allora forse dove s’annida il germe pernicioso, quello contro cui (senza esserne coscienti) combattono alcuni degli oppositori della «società

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’indirizzo che abbiamo indicato come quello delle strutture primarie e della minimal art) da quello che vive lontano dai grandi centri artistici e che ancora

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Un ambiente, ad esempio, come quello di Nanni, dove una fitta trama di anelli e di dischi metallici inseriti su molle elastiche crea un suono che può

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Come si vede, tanto il primo che il secondo esempio (come del resto quello dell’ambiente di La Pietra con le sue cabine audiovisive in plexiglas o

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mostra: quello stesso che, sotto un’altra angolatura, sarebbe risultato evidente anche nella grande rassegna dell’estate successiva ai «Documenta 4» di

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padiglioni delle singole nazioni (ad eccezione di quello inglese con i due ottimi artisti King e Riley, e, in parte, di quello francese con Schauffer e Arman

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Altri ambienti non privi di efficacia - sempre dopo quelli già noti e decisamente prestigiosi di Castellani, Bonalumi, Marotta - quello tenebroso

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dopoguerra, cui è seguita una successiva dicotomia delle correnti pittoriche e plastiche in due distinti filoni: quello che ha fatto capo al

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tener conto era quello dello schieramento dominante l’arte visiva in questo preciso momento. Tanto più che la nostra intenzione non era quella di offrire

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L’altro grande indirizzo che negli ultimi anni ha avuto un costante sviluppo, quello della nuova figurazione, affiancata all’avvento della pop art

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difficilmente esemplificabile. Ma ho voluto presentare almeno quello che deve essere considerato senza dubbio il caposcuola di questa tendenza, Michelangelo

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fenomeno abbastanza singolare: quello d’una dissociazione tra critica e valore, tra critica e gusto; in altre parole tra elemento assiologico e

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della earth art (ma in genere di quasi tutta l’arte concettuale applicata al paesaggio) sia quello di voler rendere commerciabili le sue «creazioni

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’analisi dei prodotti artistici ma addirittura nella creazione degli stessi, è quello dell’arte realizzata attraverso l’uso degli elaboratori elettronici

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Cominciamo ad accennare brevissimamente al primo di questi equivoci perché è quello più facilmente sgominabile. S’è visto ormai più e più volte come

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Quello che costituisce uno dei momenti più delicati e credo più importanti dell’attuale fase in cui le «arts plastiques» vengono ad essere situate, è

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Uno dei motivi essenziali che ci ha spinto a ordinare questa mostra1 è proprio quello di dare a noi stessi, e, speriamo, anche al pubblico, una

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proposito del rapporto arte-scienza, è quello, già ricordato più sopra, di alcuni artisti concettuali che ritengono si debba considerare «artistica» la loro

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, il duplice aspetto d’una musica-da-non-suonare; e d’una serie di oggetti - non-acustici - da «suonare». I due linguaggi, quello musicale e quello

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Di fronte a questo indirizzo possiamo veder affermarsi l’indirizzo opposto, quello che ho definito «la riduzione al progetto» (e che si potrebbe anzi

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quello della fase pop e op, e com’è in definitiva quello di qualsivoglia tendenza artistica che resulti asservita a un prevalente impulso commerciale.

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-antropologici. Si tratta di quello che potremmo definire un approccio strutturalista della Kunstwissenschaft; ossia un approccio alla conoscenza dei fenomeni

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«codice»? (posto che non possediamo né quello appartenente alle popolazioni dell’epoca, né quello che libri e documenti delle stesse ci abbiano

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): quello dell’arte concettuale (nelle sue manifestazioni più tipicamente avulse dall’oggetto e da ogni edonismo oggettuale) e quello del Kitsch, ossia

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Il sottile slittamento nella coincidenza tra quello che si suol definire opera d’arte e il suo attuale «contenuto», si rivela anche in un altro

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quello della realizzazione, al valore politico che a quello estetico, o ancora a un valore «antieconomico» piuttosto che a quello di merce da scambiare

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Ma, prima di passare a considerare le altre tendenze e le altre personalità di rilievo, vorrei soffermarmi su quello tra i nostri pittori che ha

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Il gruppo più interessante è peraltro quello della terza categoria di cui fanno parte, oltre a Tapies, il raffinatissimo Feito e Tharrats, Plansadurà

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quello svizzero, accanto ai frigidi esercizi compositivi dei concretisti (Glarner, Lohse, Graeser), si diano delle personalità più drammatiche (come Moser

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pittore figurativo: William Scott, e neppure in quello jugoslavo che presenta, oltre alla robusta scultrice Jevrić, un delicato e fiabesco illustratore

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loro simbolismo quanto mai «decadente» - parlano un linguaggio del tutto diverso da quello dei coevi nostri macchiaioli, o anche dei coevi (e certo più

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sempre accompagnato dalle illustrazioni e dalle descrizioni tecniche. Quello che mi preme ancora di precisare è come tutte queste opere si valgano di

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quello in cui, nel famoso Caffè Voltaire, si riunivano i primi dadaisti.

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Non è il caso, qui, di riproporre e riferire le modalità e varietà dei diversi ready-made - da quello «aiutato» in cui l’autore si limita a mutare il

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indicare come quello d’una trasformazione dei valori dell’elemento tecnico.

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sono quest’anno senz’altro quello americano e quello italiano, con alcune buone presenze in Germania [Kricke], in Francia [Ipoustéguy, e Gonzales], in

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peggiori abbagli del critico «militante» sia quello d’illudersi d’aver chiarita e sistemata una situazione storico-estetica attraverso l’applicazione d

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